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Esclusiva Imbavagliati: Intervista di Marco Cesario al reporter turco Fehim Tasketin

In occasione della seconda edizione di “Imbavagliati – Festival Internazionale di Giornalismo Civile” il reporter Fehim Tasketin ha rilasciato un’intervista al giornalista Marco Cesario nella quale ha parlato della censura a cui è sottoposta l’informazione in Turchia. Tasketin ha dichiarato: «Ho lavorato 13 anni per il quotidiano Radikal a Istanbul e gli ultimi due anni anche per il giornale Hürriyet. Ho perso i miei lavori nello stesso giorno a causa delle pressioni che il governo turco esercitava nei confronti delle due testate. Gli inquirenti erano furiosi a causa di alcuni articoli che io e gli altri colleghi avevamo scritto. Successivamente, ho trovato un impiego all’interno di un’emittente televisiva come addetto ai programmi. La TV ha dovuto chiudere, perciò nel giro di 6 mesi ho perso tre lavori. Il governo turco ha sempre cercato di punire l’opposizione o i giornalisti che criticavano il sistema. Io sono vivo, sono libero ma in Turchia non è semplice esercitare il diritto di informazione. Oltre a perdere il lavoro, abbiamo ricevuto numerose minacce da parte di organizzazioni vicine al governo turco o connesse alla Siria. Scrivere sulla Siria e la crisi che il paese sta vivendo è complicato. Se si accusa il regime e se si scrive ciò che realmente accade, è facile imbattersi in situazioni pericolose. In Turchia più di 3.000 cronisti hanno perso il lavoro. Circa 64 giornali, agenzie di informazione, canali tv sono stati chiusi. Quasi 10.000 giornalisti sono disoccupati. 159 reporter sono in prigione e molti di loro sono stati arrestati dopo il golpe. La polizia, a seguito di alcune proteste ricevute, ha confiscato i miei libri, giudicandoli “prove di reato”, ma ufficialmente non è stata mossa alcuna accusa contro di me. È stato più che altro un segnale per farmi capire che in qualsiasi momento le forze dell’ordine possono entrare a casa mia e arrestarmi».

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